20 aprile 2025 - Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore
At 10,34.37-43 / Sal 117 / Col 3,1-4 / Gv 20,1-9
Commento Video al Vangelo della Domenica (a cura della Diocesi di Vicenza)
20 aprile 2025 - Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore
At 10,34.37-43 / Sal 117 / Col 3,1-4 / Gv 20,1-9
Commento Video al Vangelo della Domenica (a cura della Diocesi di Vicenza)
Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravi-gliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avveni-menti. “Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più du-re, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non com-prende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovan-ni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spez-zare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltan-to Dio può procurarci ciò. È la te-stimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio.
di Sergio Di Benedetto - Vino Nuovo
Ma, oggi, è credibile un annuncio di risurrezione? Ci sentiamo forse molto simili a Paolo all’Areopago di Atene: quando parliamo di resurrezione, si fa il vuoto. Noi cristiani siamo stati molto bravi e molto ideologici nel dividerci le vesti del Vangelo; ma non ci siamo forse resi conto che abbiamo mancato troppo spesso di vivere la Resurrezione.
Il Dio in cui crediamo è incarnato, è morto, è stato deposto in un sepolcro dentro un giardino. Ma per fede, per pura (e difficile) fede, siamo chiamati a dare fiducia a una notte di Resurrezione, una notte in cui il Cristo è risorto.
Oggi questo è poco credibile; ma non lo era meno secoli e secoli fa. Lo ricorda, appunto, il racconto di Paolo di fronte ai sapienti di Atene: «Su questo ti ascolteremo un’altra volta» (At, 17, 32) […]
Allora abitare in pienezza il sabato santo significa abitarlo nell’attesa di una domenica in cui Dio irrompe, in modo inatteso; e ciò che accade è ben più della speranza, poiché nessuno degli uomini e delle donne che erano alla sequela di Gesù poteva realmente nutrirsi di quella speranza di resurrezione. Dopo la crocifissione c’era paura, c’era delusione, c’era smarrimento, c’era stordimento; così i due discepoli di Emmaus non nascondono i sentimenti che nutrivano, fino all’annuncio di Pasqua.
Chiediamoci perché la credibilità dell’annuncio di resurrezione è così debole, così fragile… allora, forse, scopriremmo che è la strada scelta proprio dal Figlio: la fede si propone, non si impone. Si manifesta e si nasconde, si rivela a pochi e poi scompare. Supera le attese, accende le speranze, ma poi si nega. Soprattutto, non si fa trovare dove i discepoli lo cercano: una tomba vuota, un sepolcro.
Egli sarà fuori, nel giardino; giungerà nella stanza chiusa per paure diffuse; si accosterà su una via verso Emmaus; starà su una riva del lago. Non è mai dove lo cercano, il Risorto.
Il sabato è anche il passaggio da una tentativo di circoscrivere Dio - è in una tomba, è avvolto in un lenzuolo - alla rottura di ogni cartografia religiosa: non possiamo dire dove Cristo non sia presente, non possiamo affermare dove egli è certamente assente, perché egli è anche là dove non si attende.
E per questo ci si mette in cammino, per questo non si chiudono tombe, ma si aprono vie. Così, forse, l’annuncio della resurrezione - così insolito, così poco credibile - può riacquistare vita, poiché si salda alla vita, che è sempre più misteriosamente grande dei nostri atlanti religiosi. Lo ricorda don Angelo Casati: «Affascinare gli altri di Gesù e del suo vangelo non significa certo richiudere Gesù in una tomba di codici e definizioni, ma aprire cammini dietro di lui».
Aprire cammini, aprire vite: non è questa l’azione del Risorto? Aprire sepolcri, aprire stanze chiuse, aprire cuori tristi, aprire nuove strade: siamo discepoli di una Resurrezione che apre, non di una grotta sigillata.
Annotava Madre Teresa di Calcutta, nel vivo del suo intenso dramma del silenzio di Dio, senza mai rinunciare al coraggio di guardare alla resurrezione: «Non lasciatevi turbare o angosciare, ma credete nella gioia della Resurrezione. In tutte le nostre vite, come nella vita di Gesù, la Risurrezione deve arrivare, la gioia della Pasqua deve sorgere».
L’augurio è di abitare il silenzio, per sentire nella notte la forza di una Resurrezione, per ascoltare e incontrare il vivere discreto e sorprendente del Risorto.
Sono Risorto Pietro,
stai con gli uomini, non parlare molto,
amali, non distinguerti da loro.
Ogni tanto te Io ricorderò
con un vento improvviso
che farà ondeggiare
la tenda della Chiesa.
Sono Risorto Giuda,
per ricordarti con un bacio sulla fronte
che è colui che non si ferma che regge il cielo.
Sono Risorto mio popolo,
che al potere hai gridato crocifiggilo,
vi siete fatti comprare per poco,
io vi ho liberato a caro prezzo.
Sono Risorto amici,
sono risorto per tutti voi.
Questa notte aggiungo
una nuova primavera ai vostri freddi interni,
un prodigio di fiore ai cuori impauriti,
uno veste di luna ai vostri sogni.
L. Verdi
La nostra associazione desidera ringraziare il parroco e i parrocchiani per la grande sensibilità dimostrata in occasione della manifestazione “Uova di Pasqua AIL”, a Madonna della Pace, permettendoci la raccolta di fondi per la lotta alle Leucemie, Linfomi e Mielomi. Grazie al Vostro aiuto abbiamo raccolto la somma di Euro 1.424,00 contribuendo a realizzare il Centro Trapianti dell’U.O.C. di Ematologia dell’Ospedale di Vicenza e continuare l’importante servizio di assistenza domiciliare sul territorio provinciale. Grazie per la collaborazione e per l’ospitalità offerta ai nostri volontari.
Daniela Vedana (Presidente)
Se c'è qualcosa di questo tempo che spaventa è la sua progressiva disumanizzazione, è il vedere i suoi protagonisti sempre più sprofondare nel torpore dell'individualismo, nei tranelli e nei capricci del proprio cuore, schiavi dell'incantesimo degli idoli: crediamo di essere liberi, siamo in realtà sudditi delle nostre vanità e dell'infatuazione egoistica. Sempre più soli.1
“Torniamo umani” è il titolo di un libriccino scritto da Maria Teresa Abignente che ci aiuta a comprendere una richiesta rivolta a noi stessi e a chi è accanto a noi.
Torniamo umani vuol dire recuperare la nostra identità, vuol dire ricordare il valore e l’unicità di ogni uomo e donna, di ogni essere umano.
Vuol dire rispettarci, prendersi cura, renderci conto che siamo tutti in cammino verso una umanità vera e autentica.
"Come è profondo il mare", scrive Maria Teresa, citando una canzone di Lucio Dalla. Il mare diventa un simbolo di un viaggio profondo e spesso difficile. Questo cammino verso la nostra umanità non è facile. Vogliamo arrivare a realizzare pienamente noi stessi, a vivere in modo autentico. Tuttavia, sembra che questa meta, quella pienezza, rimangano un miraggio lontano.
Eppure, è proprio nel coraggio di andare in profondità del nostro mare delle difficoltà che possiamo arrivare a toccare la verità della nostra umanità, nonostante le sue fatiche.
La nostra vita ci porta a vivere dei passaggi che non sono sempre facili da affrontare.
In questo viaggio, siamo accompagnati dalla figura di Gesù, l’uomo vero, autentico, senza finzioni. Lui è disceso negli inferi della nostra morte, per prenderci per mano e restituirci una vita piena di umanità, concreta, quotidiana.
Una vita che non cancella i segni dei chiodi, perché vuole renderci capaci di lottare contro tutto ciò che la svende, la rende sterile e vuota.
La resurrezione, infatti, ci rende capaci di empatia, di ascoltare il grido e il dolore dell’altro, di non restare chiusi in noi stessi, ma di rimanere in ascolto e in connessione con il mondo che ci circonda.
Viviamo in un mondo che risulta difficile da affrontare, perché si focalizza sul riarmo e sull'uso della violenza e della guerra per raggiungere i propri obiettivi, invece di cercare il dialogo e la soluzione pacifica dei conflitti. Per questo motivo, non esita a eliminare chi è più vulnerabile o chi si oppone a questo modo di agire, senza essere in grado di promuovere e difendere la dignità di ogni uomo e donna.
La vita è cammino, un passaggio fatto di attraversamenti di porta in porta per crescere e maturare. Gesù parla di entrare “per la porta stretta”.
La porta stretta ci fa riflettere su tutto ciò che dobbiamo liberarci e avere il coraggio di abbandonare: le proprie meschinità, i propri interessi e le proprie falsità....
Gesù è la porta che ci riconduce a casa, che ci fa vedere e vivere la bellezza di un'umanità autentica, quella che non si misura con il successo o con il possesso, ma con la capacità di amare e di servire.
La luce di Gesù risorto è quella che ci dà la forza e il coraggio di affrontare le ombre che oscurano la nostra vita.
Una luce che è capace di farci emergere, di aprire le porte chiuse dentro di noi, di aprire i “luoghi” in cui giustifichiamo e tolleriamo la disumanità che spesso ci accompagna, sia dentro di noi che nel mondo. È una luce che smaschera le falsità che ci raccontiamo e ci spinge a guardare la nostra vita con verità, senza più nascondere ciò che ci fa male. Essa ci invita ad attraversare la porta della verità, per vivere finalmente una vita vera, libera e piena di amore.
Non posso avere paura di un Dio così, che mi cura, perché io possa fiorire sotto il suo sole e produrre un frutto di bontà e di festa, sola perfezione dell'uomo secondo il vangelo.
“Allenaci, Signore, a lanciarci nell’impossibile, perché dietro l’impossibile ci sono la tua grazia e la tua presenza: non possiamo cadere nel vuoto. Il futuro è un enigma, il nostro cammino si inoltra nella nebbia; ma vogliamo continuare a donarci, perché tu stai aspettando nella notte, con mille occhi umani traboccanti di lacrime”. Luis Espinal
Buona Pasqua a tutti voi, con particolare ricordo agli ammalati, a chi soffre, a chi è solo perché insieme come comunità possiamo essere capaci di ascolto e di vicinanza.
Buona Pasqua
don Marco, don Mauro, don Flavio,
don Benedetto, don Giuseppe
e il Consiglio pastorale unitario
IMPEGNI E INIZIATIVE DELLA DIOCESI
Lunedì 21 Aprile: Giubileo dei migranti
Ore 11.00: le comunità migranti si incontreranno a Chiampo, nel Santuario della Grotta di Lourdes del Beato Claudio, per la Santa Messa giubilare presieduta dal Cardinale Fabio Baggio.
IMPEGNI E INIZIATIVE DELL’UNITA' PASTORALE
Via Crucis per le vie dell’ U.P. 2025
Grazie a tutte le persone che hanno collaborato con grande disponibilità alla preparazione e realizzazione della “Via Crucis” di venerdì 11 aprile per le strade di Madonna della Pace; grazie al Gruppo Alpini “G. Reolon S. Pio X” che ci ha accompagnato nel percorso. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questo momento serale di preghiera e di meditazione che ha unito le nostre due comunità..
Domenica 27 aprile: Celebrazione dei Battesimi U.P.
Ore 10.00: S. Messa e Battesimi (San Pio X)
Battesimi 2025
Cammino battesimale
“Il Battesimo ci inserisce nel corpo della Chiesa, nel popolo santo di Dio. E in questo corpo, in questo popolo in cammino, la fede viene trasmessa di generazione in generazione: è la fede della Chiesa”.
Il dono del Battesimo apre la tua vita all’azione di Gesù che entra nel tuo cuore e nel tuo cammino, costruendo assieme a te una profonda e speciale relazione.
Altro dono grande che il Battesimo porta con sé è l’ingresso nella vita della comunità che ti accoglie, ti abbraccia, ti accompagnerà sempre nei tuoi passi.
Il Signore vi benedica, accompagni la vostra gioia, renda feconda e fruttuosa la vostra vita nel dono del Battesimo che chiedete e già illumina il vostro cammino.
Da questa pagina del Sito sono pubblicati i due percorsi comunitari in preparazione al Battesimo generalmente proposti e organizzati ogni anno nel periodo di primavera e di autunno.
CLICCA QUI PER SCARICARE IL PERCORSO BATTESIMALE 2025
Buon cammino
«Nonostante le molte difficoltà che affliggono oggi le nostre famiglie, non dimentichiamoci, per favore, di questo: le famiglie non sono un problema, sono prima di tutto un’opportunità. Un’opportunità che dobbiamo curare, proteggere e accompagnare. È un modo di dire che sono una benedizione. […] Si discute molto oggi sul futuro, su quale mondo vogliamo lascare ai nostri figli, quale società vogliamo per loro. Credo che una delle possibili risposte si trova guardando voi, ognuno di voi: vogliamo lasciare un mondo di famiglie. È la migliore eredità: lasciamo un mondo di famiglie. Certamente non esiste la famiglia perfetta, non esistono sposi perfetti, genitori perfetti né figli perfetti, e, se non si offende, io direi suocera perfetta. Non esistono. Ma questo non impedisce che siano la risposta per il domani. Dio ci stimola all’amore e l’amore sempre si impegna con le persone che ama. Per questo, abbiamo cura delle nostre famiglie, vere scuole del domani. Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri spazi di libertà. Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri centri di umanità».
(Papa Francesco, testo tratto dal Viaggio apostolico a Cuba, 22 settembre 2015)
Insegnami ad ascoltare, o mio Dio,
chi sta accanto a me,
la mia famiglia, i miei amici, i miei colleghi.
Aiutami a capire che, per quante parole io possa udire,
il messaggio è: "Accoglimi come persona. Ascolta me".
Insegnami ad ascoltare, o Dio premuroso,
i lontani, il bisbiglio dei senza speranza,
il lamento dei dimenticati,
il grido degli angosciati..
Aiutami ad avere meno paura,
a fidarmi della voce interiore,
che risuona nel mio intimo.
Insegnami ad ascoltare, Santo Spirito,
la tua voce, nell'attività e nella noia,
nella sicurezza e nel dubbio,
nel rumore e nel silenzio.
Ruth Mc Lean
Per molti cristiani è un obbligo, una routine che rischia di diventare un peso. In realtà le motivazioni di recarsi in chiesa la domenica hanno la loro prima radice nei comandamenti dati da Dio, sul Sinai, a Mosé quando si legge: “ricordati del giorno di sabato per santificarlo”. Quindi la dedicazione di un giorno interamente al Signore...
Per molti cristiani è un obbligo, una routine che rischia di diventare un peso. In realtà le motivazioni di recarsi in chiesa la domenica hanno la loro prima radice nei comandamenti dati da Dio, sul Sinai, a Mosé quando si legge: “ricordati del giorno di sabato per santificarlo”. Quindi la dedicazione di un giorno interamente al Signore.
Il progetto nasce dalla constatazione che nel nostro quartiere di San Pio X poche sono le occasioni dedicate ai bambini dai 6 ai 10 anni (età caratterizzata da forte crescita e numerosi cambiamenti) per incontrarsi e divertirsi assieme di Domenica..